Una pittura espressa mediante colori assoluti, feroci, inauditi vorrei dire per cercar di collegare l'impatto di quei cromatismi al trasalimento che parimenti suscita il contenuto che vi è evocato, tanto da richiamare alla mente l'assunto di Dubuffet per cui "l'arte deve far paura e rallegrare. L'arte è fatta di follia e di delirio: niente maniera, niente abitudine, nessuna astuzia o saggezza culturale…”. Nello studio di via Guerrazzi l'artista mostra i suoi lavori; e mentre muove un grande dipinto fissato provvsoriamente sul telaio, la tela ondulando contribuisce a confermare la sensazione di come questi dipinti riescano davvero a far tremare i muri.
S'indovina, fin dai primi scambi di parole, come dentro la pacatezza dell'uomo si agiti una personalità articolata e complessa, specchiante quella dicotomia medesima che intercorre tra quel suo calmo discorrere, che curiosamente evoca le cadenze dei battelli a ruota del suo Mississipi, e il carattere urlante e concitato della sua pittura.
Leggi tutta la biografia critica di Marco MorettiNemmeno l'opera di Ken si riassume in poche parole perché è un'opera estremamente varia, è un opera che ha avuto per lunghi periodi alla sua origine un'ansia diciamo esistenziale molto forte che l'ha portato come dire a dei clamori pittorici straordinari….
Qualcuno ha parlato per lui di espressionismo magico ed è vero perché questo artista tra l'altro affolla le sue grandi tele - dipinge sempre in grandi formati - di un trovarobato simbolico ed estrosissimo, fatto di fiori, fatto di animali, fatto di farfalle, di uccelli, di gatti, un bestiario antropomorfico se si potesse dire così, insomma del grande artista ha l'estrema forza rappresentativa...
...e soprattutto unisce quello che solo Dio dà, cioè il talento di essere un grande pittore...
Siamo dunque di fronte a un incubo e al tentativo di liberarsene mediante la confessione impellente e gridata, senza lasciare il tempo a un ripensamento.
L'incubo del mondo moderno allienante - per eccelenza americano - che l'amico Ken vive e si porta dentro - in corpore suo - con le sue fughe e ritorni e nuove fughe da New York, Chicago.
St. Louis, sua città natale, a questa illusione di pace e di riconquista umana in Italia, a Firenze…
Nel coerente operare di Ken Tielkemeier si è sempre evidenziata la volontà, mai scalfita dalle varie mode correnti, di un coerente scandaglio operato sia nel senso fisico delle forme, espresse nelle vibrazioni della materia e del sangue, sia frugando nei recessi dell'animo per restituire, sublimati dall'arte, quei "malesseri" contratti lungo il tortuoso "mestiere" di vivere.
La memoria torna in via San Leonardo, ai lunghi pomeriggi da "Fontana", ai giovani pittori, orgogliosi ed emozionati, che sedevano vicini a quel loro maestro straordinario ch'era Ottone Rosai. Fra i non molti che poi avrebbero fatto strada - Caponi, Loffredo, Faraoni e Tirinnanzi - qualcuno ancora oggi ricorda uno studente americano, Ken Tielkemeier, arrivato in Italia durante il 1956 con una borsa di studio, che, in riva all'Arno, insieme all'amore, scoprì e riconobbe le origini della grande pittura.
[...] Tielkemeier incontrò rapidamente la stima di tutti. Già dai primi lavori sottoposti al giudizio del ristretto cenacolo, fu chiaro come egli avesse fatto propria la lezione di alcuni maestri del primo Novecento, fra tutti Carrà, Sironi e naturalmente Rosai, del quale alcune vibranti suggestioni, relative soprattutto alla serie dei Nudi, si ritrovano nell 'Autoritratto con testa di leone realizzato dall'artista americano nel 1956, anno del suo ingresso all'Accademia di piazza San Marco.
[...] Un lungo itinerario, almeno quanto quello che aveva caratterizzato l'evoluzione della sua opera in oltre quarant'anni di indomito impegno: dal modello rosaiano all'intonazione inquieta ed inquietante di alcune opere più recenti (Otho con visiera, Autoritratto con zebra).
Un pittore di talento, Tielkemeier, oggi assai apprezzato, ma non ancora del tutto, in verità, per come merita.
Con Tielkemeier il panorama artistico fiorentino si anima nel percorso di una reale testimonianza del nostro tempo, dal dopoguerra a oggi, nella colta marea di atmosfere: dallo spazio senza tempo di De Chirico alle stilizzazioni figurative di Penck alle marcate sinuosità di tratto di Szezesny fino alle dimensioni paesaggistiche di Bounnels. Ma è l'incredibile trama compositiva di Ken, che ha dedicato la sua vita appassionatamente allo studio e al lavoro, in continua riflessione con Franca Frittelli, a portarci in un mondo espressionista dove il mistero si cela nella magia del gioco.
Per Ken Tielkemeier, dopo aver studiato arte in Giappone, in Mexico, a Chicago, e a New York, l'approdo in Italia fu ciò che lo afferrò nel profondo della sua anima.
Il suo incontro con il Maestro Ottone Rosai nell'inverno 1956-57 segna per la carriera del Tielkemeier una data precisa, un passo solido, forse il primo vero e sicuro. Le assidue visite agli Uffizi, ad altri musei e alle chiese di Firenze, fecero crescere in lui la sicurezza, l'equilibrio della propria espressione, attraverso travagli e smarrimenti non indifferenti, ma che fecero tutti insieme parte dell'accrescimento della sua formazione. Il suo continuo esasperante lavoro, la sua dedizione più completa all'arte, la ricerca continua di un ispirazione vera e genuina nel mondo artistico tanto confuso di oggi, hanno guidato questo pittore ad una espressione alta e dignitosa.
Rosai disse di lui: "questo giovane è sulla vera strada della pittura"
Con Tielkemeier il panorama artistico fiorentino si anima nel percorso di una reale testimonianza del nostro tempo, dal dopoguerra a oggi, nella colta marea di atmosfere: dallo spazio senza tempo di De Chirico alle stilizzazioni figurative di Penck alle marcate sinuosità di tratto di Szezesny fino alle dimensioni paesaggistiche di Bounnels.
Per l'acquisto di un opera di Franca Barbara Frittelli,
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